Giorgione, tra artista e mito
Giorgione è una delle figure più enigmatiche che abbiano mai attraversato la storia della pittura. La ricostruzione del suo catalogo è oggetto di ininterrotti dibattiti, le opere a lui ascritte, nessuna delle quali firmata, sono sottoposte a continue verifiche attributive e la loro iconografia suscita altrettanto innumerevoli interpretazioni.
Attivo sulla scena pittorica veneziana per poco più di dieci anni, un breve intervallo che tuttavia costituisce una fonte inesauribile per le indagini degli studiosi, celebrato dai suoi contemporanei, è un artista che agli occhi dei posteri ha rapidamente assunto proporzioni leggendarie. In lui si é visto il genio che si impone al mondo con la forza della sua arte: un’apparizione repentina ma sfolgorante, destinata a rifulgere nei secoli.
Le fonti cinquecentesche lo identificano in base alla città di origine, Castelfranco Veneto, dove sarebbe nato intorno al 1477-1478. La data approssimativa della sua morte si ricava da uno scambio epistolare tra Isabella d’Este e il suo agente, che ci informa che nel 1510 egli era da poco deceduto.
Alcuni anni dopo Giorgio da Castelfranco (Zorzi, o Zorzo, alla veneta), è citato con l’appellativo di Giorgione, a significarne l’alta statura morale oltre che fisica. I commenti iperbolici che da allora lo hanno accompagnato sono stati ricondotti entro i termini di una rigorosa ricerca, tuttavia non c’è dubbio che la sua fama sia interamente meritata. Anche restringendo al numero minimo le opere da lui prodotte, rimane il fatto che esse hanno segnato in mondo indelebile la pittura veneta, imprimendole una svolta decisiva verso la modernità.